Project Description

Chiunque, oggi giorno, volesse assistere alla trebbiatura del grano dovrebbe informarsi preventivamente presso gli addetti ai lavori, altrimenti anche nei piccoli paesi agricoli l’operazione passerebbe quasi inosservata; una grande mietitrebbia arriva in un campo di grano e in poche ore il cereale è tutto mietuto trebbiato e trasportato ai magazzini con una sola operazione! Solo trent’anni fa invece la cosa non poteva passare inosservata; un bel giorno d’estate si sentiva in lontananza il classico battito di un trattore a testa calda che si avvicinava lentamente trainando una lunga carovana composta da trebbia, scala, scaletta e carretto dei lubrificanti e carburanti. Arrivava nell’aia già predisposta per la trebbiatura occupata in gran parte da grandi cumuli di covoni di forma parallelepipeda con grandi spioventi; la grandezza dei cumuli (barconi o biche) era proporzionale alla grandezza del podere e alla quantità di grano da trebbiare. Una volta piazzate le macchine un gran numero di operai (da trenta a ottanta) era pronto ad incominciare il proprio lavoro richiamati dal suono penetrante della sirena, tale suono udibile a grande distanza richiamava anche una certa quantità di curiosi e anche di interessati per vari motivi!  Si incominciava a trebbiare ad ore piccole e per parecchie ore si udiva anche in lontananza il battito frenetico del trattore e il rombo cupo della trebbiatrice, il polverone sollevato e i pagliai che pian piano crescevano in altezza si potevano vedere a grande distanza. Era ben difficile che un tale frastuono e movimento lasciasse indifferenti. Protagonista di questi eventi è stata per tanti anni la “trebbiatrice”. Esternamente essa si presentava come una grande cassa di legno montata su un carro a quattro ruote della lunghezza di circa sei o sette metri e che spiccava per il suo brillante colore arancione, (almeno finché era nuova) dai suoi lati sporgevano degli assi sui quali erano montate delle pulegge, il tutto era azionato da un motore il quale poteva essere una macchina a vapore o un trattore oppure un motore elettrico. In questa macchina venivano introdotti i covoni di cereali, (grano, orzo, segale, avena ecc. e dalle varie uscite veniva fuori paglia, pula e il prezioso seme. La coltivazione dei cereali, tra i quali il grano, è una pratica nota fin dalla preistoria e per molti secoli l’uomo ha dovuto ingegnarsi per alleviare le grandi fatiche che tale pratica richiedeva. Le varie lavorazioni non hanno subito modifiche sostanziali almeno fino agli inizi del diciannovesimo secolo. Tra le varie fasi della coltivazione, la raccolta dei cereali, è sempre stato un lavoro duro e lungo e con grande dispendio di tempo e di manodopera, tantopiù che avveniva nel periodo più torrido dell’anno. Esso è stato risolto esclusivamente con un lungo e faticoso lavoro manuale, a volte mitigato dall’aiuto degli animali domestici. A parte l’invenzione di qualche macchinetta, sempre funzionante a mano, che riusciva a sveltire un po’ la fase di distacco dei semi dalla pianta, tutto il resto era sempre eseguito a mano. I primi decenni dell’ottocento furono spesi nel tentativo di ideare macchine in grado di alleviare questo gravoso lavoro. Vari tentativi furono fatti per progettare macchine funzionanti con energia animale ma con scarsissimi risultati. La grande svolta si è avuta con l’invenzione di motori che sviluppavano energia meccanica sufficiente ad azionare le macchine trebbiatrici che via, via diventavano sempre più complesse ed efficienti. I primi motori furono quelli che sfruttavano l’energia del vapore acqueo, le macchine a vapore inventate da James Watt e perfezionate da Stephenson il quale usò la sua macchina per trainare dei vagoni su dei binari; in definitiva aveva inventato la locomotiva! Seguirono i motori a combustione interna che sfruttavano l’energia prodotta da miscele esplodenti, i quali permisero oltretutto di ottenere potenze rilevanti con un peso molto contenuto. Questo fu decisivo perché permise a questi nuovi motori di applicare l’auto-trazione, cosa più difficile con le precedenti macchine a vapore a causa del loro rilevante peso ed ingombro. Nella sua forma più semplice la trebbiatrice è costituita da due organi; il battitore e il controbattitore o griglia. Questi due organi sono sempre presenti, qualunque sia la complessità della trebbiatrice, e servono a separare i semi dalla pianta e dagli involucri che li proteggono. Una simile macchina però non era sufficiente perché restavano da fare molte altre operazioni per ottenere un seme completamente libero da tutte le impurità e addirittura classificato in varie qualità. Per questo scopo sono stati ideati e applicati altri organi complementari per ottenere prestazioni sempre più perfette e complete dalle macchine. La prima esigenza era quella di poter meccanicamente separare gli steli, ossia la paglia, che costituiva la parte più ingombrante di tutta la pianta. Gli organi adibiti a questo scopo sono gli scuotipaglia, nella forma più comune essi si presentano come scatole rettangolari molto allungate, aperte sopra e sotto e dotate nella parte superiore di listelli o di reti apposite per far passare i semi e trattenere la paglia. Essi sono posti all’uscita del battitore, accostati in numero variabile da tre a cinque e sono animati da un moto sussultorio e ondulatorio per mezzo di un albero a gomiti, o meglio da due. E’ da notare che attualmente ci sono ditte che costruiscono moderne trebbiatrici fisse completamente prive di scuotipaglia! Sono dotate di uno speciale battitore elicoidale che espelle direttamente la paglia fuori dalla macchina. Un’altra esigenza molto sentita era quella di eliminare le parti più minute e leggere, questo compito si svolgeva nel gran cassone, dotato di un gran crivello per eliminare la maggior parte delle pagliuzze, spighe vuote e pula. Un ventilatore allontanava le parti più leggere e la polvere che era sempre tanta! Ne sanno qualcosa tutti quelli che trebbiavano! Il problema più sentito e mai ben tollerato, era la perdita dei semi che si mischiavano alla paglia e in misura minore alla pula, tanto che la qualità di una macchina era valutata dal grado di perdita del seme. Molti furono i tentativi per ridurre queste perdite, la riprova fu il progressivo allungamento degli scuotipaglia e conseguentemente delle macchine per cercare di limitare al massimo l’inconveniente. Non mancò chi invece ideò appositi organi per migliorare l’efficienza degli scuotipaglia pur contenendone molto la loro lunghezza, uno di questi dispositivi era applicato subito appresso al battitore ed era chiamato spagliatore. Attualmente viene regolarmente applicato alle modernissime mietitrebbiatrici. Nella figura 1 si può vedere il disegno di una trebbiatrice molto semplice della seconda metà dell’ottocento; si può senz’altro notare la forma molto primitiva di tutto l’insieme che risulta anche molto essenziale. Essa dispone di soli quattro organi e cioè: battitore e controbattitore, scuotipaglia, gran crivello e ventilatore, la granella cadeva direttamente per terra protetta da due tavole e veniva raccolta manualmente. Si noti la disposizione inusuale degli scuotipaglia che sono invertiti e allo scoperto e che non hanno la pendenza delle trebbie più recenti. Il gran crivello non aveva un movimento di andirivieni ma piuttosto era molto simile ad uno buratto vibrante e tra l’altro il ventilatore soffiava direttamente sotto di esso. Le macchine finora descritte rientrano nella categoria delle trebbiatrici composte e si limitano a restituire un seme abbastanza pulito ma con molti difetti. Successivamente a queste macchine furono aggiunti altri organi complementari che aggiungevano altre lavorazioni ai semi prima di entrare nei sacchi. Questi sono: il brillatore, il vaglio classificatore e l’aspiratore delle spighe non trebbiate. Altri organi non direttamente interessati alla trebbiatura ma considerati utili accessori sono: L’imboccatore automatico, prima fisso poi reso girevole in tutte le direzioni, che evitava la pericolosa operazione di alimentazione manuale e risparmiava l’utilizzo di almeno tre operai, il lanciapula pneumatico, il lanciagrano sempre pneumatico che risparmiava il faticoso e pesante immagazzinamento per mezzo dei sacchi e contemporaneamente restituiva il totale dei quintali che venivano trebbiati. Queste erano le trebbiatrici complete o da gran lavoro. Nell’Italia meridionale e insulare dove il fieno scarseggiava la paglia veniva triturata e schiacciata dal trincia-pestapaglia applicato all’uscita degli scuotipaglia nelle trebbiatrici dette per questo a paglia corta. Alcune ditte costruivano trebbiatrici che incorporavano anche il pressapaglia e alcune l’elevatore della paglia. Per finire ecco un disegno in sezione di una trebbiatrice R.Rossini di Macerata che rappresenta la sintesi di una moderna trebbiatrice completa a paglia lunga degli anni 50. Il disegno riproduce in scala una foto della stessa in azione durante l’ultima rievocazione storica presso Macerata. In questo disegno si possono vedere le parti interne e gli organi che compongono la macchina; In rosso le parti in legno e in blu le parti metalliche interne, in marrone è tratteggiato il telaio. La trebbiatrice è equipaggiata dal battitore a otto spranghe con controbattitore a griglia e tre registri per lato, gli scotipaglia su due assi elicoidali muniti di aste terminali snodate, il piano inclinato munito all’uscita della paglia di un vaglio a persiana per il recupero della granella, il gran crivello a sette sezioni con guarnizioni tipo Graepnel su gran cassone con uscita della pula insieme alle mezze paglie, ventilazione principale con uscita secondaria sotto il gran crivello e ventilatore ausiliario sopra lo stesso. Annesso al gran cassone è il cassoncino di prima pulitura che scarica direttamente nell’elevatore a tazze il quale riportando i semi nella parte superiore li versa o direttamente nella coclea o a scelta tramite un diaframma basculante nel brillatore. Il seme poi passa direttamente nel cassoncino di seconda pulitura quindi nel terzo subendo altre due ventilazioni e finalmente passa nei sacchi attraverso le relative bocchette. La macchina è dotata anche di aspiratore battitore delle spighe (frangispighe) e può essere munita di imboccatore automatico e ruote con pneumatici.